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Intervista a Riccardo Guasco

Sue le immagini della campagna di comunicazione del Teatro Comunale

In attesa di poter ritornare a frequentare il Teatro Comunale, abbiamo aperto un focus sul progetto grafico che ne illustra gli spettacoli ed in particolare sulla campagna che vede i Portici in primo piano. Abbiamo quinti intervistato Maurizio Tarantino, responsabile della Comunicazione e Marketing della Fondazione del Teatro Comunale di Bologna (trovate il suo contributo qui).

Rivolgiamo ora alcune domande all’artefice delle illustrazioni che sono sotto gli occhi di tutti in città, Riccardo Guasco, artista di rilievo internazionale e dal 2020 autore delle campagne iconografiche del nostro teatro.

Anzitutto molte grazie per aver accettato il nostro invito. Per cominciare le chiediamo qual è stata la sua formazione.

Ho da sempre avuto la passione per il disegno e ho sempre avuto la fortuna di frequentare scuole d'arte che mi hanno dato una forte direzione e le basi per poter supportare questo percorso. Ho frequentato l'Istituto statale d'arte ad Asti e successivamente l'Accademia d'arte di Torino e conservo un bellissimo ricordo di tutte due le scuole. 

Quando ha capito che la grafica e l’illustrazione potevano diventare la sua professione?

Il mio intento iniziale non era quello di fare l'illustratore ovviamente, ho fatto scuole d'arte perché la mia inclinazione era di sicuro verso il mondo delle immagini ma non avevo le idee chiare a tal punto da scegliere di farne una professione. L'ho capito nel tempo, guardando come la pubblicità e i libri soprattutto, usavano immagini di artisti che non avevo mai visto sui libri di storia dell'arte, quelle immagini arrivavano nelle case, nelle strade, erano dirette e comunicavano benissimo un messaggio in pochissimo tempo, così ho scoperto gli illustratori e mi sono innamorato del loro lavoro

Fare l'illustratore mi ha portato a toccare nel tempo i più svariati campi di interesse e applicazione, dal teatro alla pubblicità, dal cinema al design, dalla moda all'arredamento. Ho scoperto nell’illustrazione un veicolo, un mezzo che mi ha portato ad esplorare strade che mai avrei immaginato di percorrere. 

Raccontare per immagini in maniera efficace è sempre stato l'obiettivo finale della mia ricerca, per questo ho scelto poi il “manifesto” come uno dei mezzi di comunicazione più efficaci, per le potenziali possibilità di divulgazione di un messaggio e per l’estrema democraticità del suo supporto che resta indissolubilmente legato alla vita quotidiana delle persone. 

Quali sono stati i suoi maestri? Ci sono state figure chiave nella sua carriera? 

Ho sempre sentito molto forte l'influenza dell'arte del '900 e delle avanguardie artistiche che sono state per me, e sono tutt'ora, una fonte inesauribile di ispirazione. Dal Cubismo di Picasso al Futurismo di Depero e Balla, dal Suprematismo di Malevich ai Fauves di Matisse e Derain, mi sono sempre appassionato al concetto di superamento della realtà che c'era in queste correnti e negli artisti che le lanciavano e da queste sono partito per la mia ricerca. 

Col tempo poi mi sono poi innamorato di cartellonisti come Cassandre, Savignac, Puppo, o vignettisti come Sempé e Tofano, ma anche di artisti più contemporanei come Haring o Basquiat

Ci sono artisti verso cui sente un debito particolare e che la ispirano ancora?

Se devo individuare una figura chiave che mi ha ispirato e che continua a farlo ogni volta che trovo un suo lavoro è indubbiamente Picasso, uno dei pochi artisti che ha al suo attivo una mole di lavoro enorme e tutta di altissima qualità e che ha attraversato tutti gli stili del 900' con un approccio sempre molto personale e profondo. Qualsiasi sua opera guardo riesco sempre a trovare uno spunto su cui lavorare. Quando un artista riesce ad essere di ispirazione ad altri artisti credo sia riuscito nella sua missione. 

Come si struttura il suo lavoro? 

Il lavoro da illustratore ha il pregio di essere molto vario e quindi ti sottopone sempre a sfide diverse almeno a livello comunicativo quindi posso dire di non annoiarmi mai. Le fasi principali però pressappoco sono sempre le stesse: una fase dove raccolgo le idee e gli spunti in base alle esigenze del cliente, una fase di schizzo e di preparazione di bozzetti (che è quella che preferisco perché è quella dove il mondo delle idee tocca il mondo del disegno) e un ultima fase, dopo l'approvazione del cliente e le correzioni sul bozzetto, che è quella in cui passo al definitivo a colori. Questo processo la maggior parte delle volte è svolto in digitale per favorire le correzioni e andare incontro più velocemente alle esigenze del cliente, se invece è un lavoro personale e ho più tempo a disposizione viene fatto in maniera analogica con acquerelli ed acrilici

Ci sono routine che tornano? 

No, al di là del flusso di lavoro di cui sopra, cerco di non avere troppe routine, nessun rito o abitudine particolari, per evitare di rendere monotono un mestiere che non lo è. Unica abitudine è forse girare sempre con un taccuino e qualche matita nello zaino. 

Come ha approcciato il lavoro per il Teatro Comunale? 

Per il lavoro con il Teatro Comunale la procedura è di solito molto semplice e diretta, il che aiuta molto il lavoro perché a mio parere resta fresco e spontaneo e non frutto di troppi rimaneggiamenti. Dopo aver ricevuto tutti i riassunti delle opere, arricchiti con un elenco di parole chiave legate ai vari drammi, comincio a buttare giù delle idee molto semplici con i personaggi principali di tutte le opere, cercando riferimenti dati dall'opera stessa o nei manifesti che ne sono stati fatti in passato, per capirne meglio la storia e per non ripetere alcuni lavori già realizzati in passato. 

Ogni tanto ascolto qualche aria tratta dall'opera per capirne l'atmosfera, ma non è un abitudine. 

Presento così un bozzetto in bianco e nero al teatro e poi, dopo l'approvazione, passo alla colorazione e alla creazione digitale di tutto il lavoro finale. 

Molte opere cambiano davvero faccia tra la versione in bozza in bianco e nero e quella digitale colorata, personalmente il mio approccio è molto grafico e compositivo, volto a cercare un equilibrio di forme che si incastrano creando una struttura forte, però mi rendo che il colore può cambiare atmosfera e significati se usato bene. Per questo motivo nella fase di colorazione provo in maniera grezza diversi toni in modo da ricercare i giusti contrasti di colore che aiutano a mettere in evidenza i personaggi. 

La locandina coi portici che abbracciano in una spirale le due torri è piaciuta a tutti in città, ce ne racconta la genesi?

Questa illustrazione è nata con l'intento di celebrare il rapporto che lega da sempre Bologna alla musica

Il protagonista è l'orchestra composta da tutti gli elementi al completo, dagli strumentisti al coro e dal cui piano si sollevano, come in una sinfonia, la "colonna" sonora, ovvero i portici di San Luca in una spirale che accompagna l'occhio verso l'alto trasformandosi in musica per poi uscire di scena dopo aver protetto le due torri simbolo di Bologna. L'uso della spirale mi piaceva perché suggerisce oltre al movimento dei portici anche l'ascesa, l'eco, la progressione, elementi strettamente legati al suono e alla musica e su quella ho voluto costruire la struttura del manifesto. 

Riccardo Guasco ha condiviso alcune altre immagini che  alleghiamo volentieri a corredo dell'intervista.

Tutti i diritti riservati.
 


 

illustrazione di Riccardo Guasco
illustrazione di Riccardo Guasco con fronte teatro comunale
illustrazione di Riccardo Guasco reinterpretazione di Oksana Lyniv
illustrazione di Riccardo Guasco
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